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Come addomesticare un gatto

Diciamocelo chiaramente, per noi Gattolici è dura resistere alla tentazione di adottare ogni gatto che incontriamo per strada. Il nostro cuore si spezza quando incrociamo dei randagi e spesso iniziamo a prendercene cura, infischiandocene se il micio sia docile o ribelle.

Per questo motivo abbiamo deciso di dare vita a questa piccola guida su come addomesticare un gattino selvatico, ossia convincerlo a essere meno restio ad avvicinarsi agli esseri umani. Molti pensano che basti solamente un po’ di cibo per fare breccia nel cuore di un micio, ma se fosse così facile, avremmo risolto un sacco di problemi. Ci sono dei gatti difficili da gestire, soprattutto quelli che sono nati e cresciuti in totale libertà. Ma addomesticare un randagio, a volte, può significare anche salvargli la vita quando avrà bisogno di cure.

Come addomesticare un gatto randagio

Il successo dell’operazione dipende da tantissimi fattori, tra cui l’età del micio. Se abbiamo davanti a noi un gatto adulto, le sue esperienze passate influenzeranno molto il suo comportamento e le possibilità di entrare in sintonia con lui. Generalmente, gli adulti sono più sospettosi e mantengono sempre una distanza di sicurezza, anche quando portate loro del cibo e capiscono che avete solo delle buone intenzioni. La parola d’ordine è avere pazienza, perché ci vuole tempo a far abituare un micio alla vostra presenza. Un consiglio importante: davanti a loro, siate rilassati e muovetevi lentamente.

Al tempo stesso, provate a parlargli mantenendo dei toni pacati e dolci, cercando di rassicurarlo. Questo gli consente anche di entrare in confidenza con la vostra voce e capirà che siete degli amici e non un pericolo. Ci sono dei randagi che ci mettono mesi prima di farsi anche solo sfiorare, quindi non abbiate mai fretta di instaurare un contatto fisico con loro. Vi occorrerà tanta perseveranza e non bisognerà mai forzare un gatto al contatto, perché il risultato potrebbe essere disastroso.

Quando portate da mangiare a un gattino selvatico, ricordate sempre di lasciargli i suoi spazi e i suoi tempi. Appoggiate la ciotola da qualche parte, poi spostatevi di alcuni metri, rimanendo lì ad osservarlo. Immobili, senza disturbarlo. Per fargli associare la vostra voce al cibo – quindi a un momento felice – continuate a parlargli dolcemente. Che non vi passi mai per la mente di avvicinarlo mentre mangia, perché potrebbe spaventarsi ancora di più e scappare definitivamente.

Adottare un micio randagio

Quando abbiamo a che fare con un cucciolo, le cose potrebbero essere un po’ più semplici. Infatti, il gattino può essere considerato selvatico nel momento in cui non ha nessun contatto umano nel corso dei primi due mesi di vita, che sono fondamentali per la sua crescita e formazione, fisica e psicologica. Proprio per questo motivo, prima di provare ad adottare un gattino randagio, bisogna assicurarsi che abbia almeno passato le sei settimane cruciali per il suo sviluppo. L’ideale sarebbe individuare anche la mamma e farla sterilizzare, per evitare ulteriori cucciolate da lì a breve, sempre problematiche da gestire.

Generalmente, addomesticare un cucciolo potrebbe costarvi dalle due alle sei settimane di tentativi e pazienza. Adottarlo è solo il primo passo per salvargli la vita, ma dovrete garantirgli anche amore e affetto incondizionato, anche quando lui sarà totalmente diffidente.

Non è sempre facile poter prendere un gattino dalla strada, perché potrebbe essere terrorizzato e pensare che gli vogliate fare del male. Per spirito di sopravvivenza, quindi, potrebbe graffiarvi o mordervi, quindi fate molta attenzione. L’ideale è mettere il gattino in un trasportino di grandi dimensioni, così da facilitare un po’ il compito di toglierlo dalla strada.

Nel caso abbiate anche altri gatti a casa, è bene non mettere subito in contatto il nuovo arrivato con gli altri, per fare in modo di evitare il dilagare di potenziali malattie contagiose. Quindi, la prima cosa da fare è portare il gattino dal veterinario per una visita di controllo. Una volta a casa, l’azione di confinamento deve continuare per un breve periodo (che lo stesso veterinario vi consiglierà).

Come comportarsi

Nei primi due giorni a casa, evitate di toccare il micio. Non tanto per una questione igienica, ma perché gli si deve dare il tempo di capire che non è in pericolo. Posizionatelo in una stanza isolata, dove avrà sempre a disposizione cibo e acqua fresca, oltre che una lettiera (ben lontana dal posto in cui mangia). Andatelo a trovare frequentemente e parlategli con calma. Sappiamo quanto siano teneri da piccoli e la voglia di accarezzarlo sarà tanta, ma resistete! Inoltre, un piccolo consiglio: lasciate aperto il trasportino con cui è arrivato a casa, poiché potrebbe tornarci dentro e farlo diventare il suo “posto sicuro”. Sarà per lui meno traumatico quando dovrete tornare dal veterinario.

Dopo un paio di giorni in cui il micio è con voi a casa, è possibile provare a prenderlo in braccio. Se si lascia prendere senza opporre resistenza, accarezzatelo dietro la testa e poi mettetelo giù poco dopo per provare a giocarci un po’. Fatelo usando i classici pezzettini di tessuto attaccati a un bastoncino: i gattini li adorano. Non lasciategli però questi oggetti alla portata quando non ci siete, perché i cuccioli tendono a masticare e  ingoiare stringhe, fili o lacci vari e potrebbero essergli fatali.

Dopo una settimana, vedrete già i grandi passi avanti e il gattino selvatico che avete adottato sarà già decisamente più addomesticato! Lasciatelo libero di esplorare, dopo però aver eliminato tutti i possibili pericoli attorno a lui. Lasciate che si possa sentire a suo agio e non forzatelo nel prenderlo in braccio: ricordatevi sempre di lasciargli i suoi spazi. Sarà lui a decidere se e quando entrare in contatto con voi.  Il processo potrebbe anche rivelarsi un po’ più lungo e il micio potrebbe metterci fino a sei settimane per essere totalmente a suo agio.

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